Quest’oggi analizziamo due concetti che molto spesso vengono considerati sovrapposti. Nello specifico, analizzeremo il concetto di ricavo e di fatturato e scopriremo che differenza c’è tra ricavo e fatturato.
Se vuoi saperne di più sull’argomento, non devi far altro che metterti comodo e dare un’occhiata ai prossimi paragrafi. Buona lettura!
Il concetto di ricavo
Mentre i ricavi rappresentano la principale fonte di sostentamento per un’azienda, il termine è spesso erroneamente sovrapposto al concetto di fatturato. Per tale motivo, è doveroso andare a vedere nel dettaglio il concetto di ricavo.
All’interno del bilancio di un’azienda, la voce generale “ricavi” contiene diverse sottovoci che riflettono le varie fonti di entrate. Queste possono includere “ricavi dalle vendite dei beni o dalla prestazione di servizi”, “altri ricavi e proventi”, “rimanenze di magazzino”, o “ricavi e proventi derivanti da gestione straordinaria”. Questa suddivisione in micro voci all’interno del bilancio evidenzia che il concetto di ricavo è più ampio rispetto al puro fatturato.
Il fatturato, in senso stretto, si riferisce al totale delle vendite o delle prestazioni di servizi senza considerare altre entrate o fattori. D’altra parte, i ricavi comprendono non solo il fatturato, ma anche altri proventi e entrate connesse alle attività aziendali.
Comprendere questa distinzione è cruciale per una gestione finanziaria accurata e per una visione chiara delle fonti di entrata di un’azienda. Inoltre, consente di valutare in modo più dettagliato la performance finanziaria e individuare potenziali aree di miglioramento o di ottimizzazione delle entrate.
Il concetto di fatturato
Il concetto di fatturato si limita a una singola voce specifica, ossia i “ricavi da vendita di beni e prestazioni di servizi”. Questo rappresenta il fatturato della tua azienda, il quale potrebbe non coincidere con il totale dei ricavi.
La ragione di ciò è semplice: oltre ai ricavi derivanti dalla vendita di beni e servizi, potrebbero esserci altre entrate che non rientrano nel concetto di fatturato aziendale. Tra queste, si annoverano le rimanenze di magazzino o proventi straordinari, come quelli derivanti dalla vendita di un immobile.
Perché è rilevante distinguere tra questi due concetti? I ricavi che si identificano con il fatturato, quindi quelli provenienti dalla voce “ricavi per vendita di beni e prestazioni di servizi”, mantengono una costante tendenza e sono sempre presenti nelle attività aziendali.
Le altre voci di ricavi che non fanno parte del fatturato sono solitamente non ricorrenti. Di conseguenza, non possono essere considerate indicatori di trend o fonti di reddito stabili per l’azienda.
È pertanto cruciale isolare il fatturato da tutte le altre voci di ricavo, soprattutto quando si va a confrontarlo con i costi. Un’analisi bilanciale accurata e una pianificazione adeguata dovrebbero considerare il fatturato in relazione ai costi, non al totale dei ricavi. Il fatturato rappresenta effettivamente quanto generato dal lavoro dell’azienda.
In sostanza, il fatturato coincide con l’ammontare totale delle fatture emesse, al netto dell’IVA. Ad esempio, se emettiamo fatture per un totale di 1 milione e 220 mila euro in un anno, con un ammontare netto di 1 milione di euro (al netto dell’IVA), il nostro fatturato sarà pari a 1 milione di euro. Questo valore va poi confrontato con i costi aziendali per valutare le performance dell’azienda.
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Costi fissi e costi variabili
Per generare fatturato è necessario affrontare specifici costi che possono essere categorizzati come costi fissi e costi variabili.
I costi fissi sono immutabili rispetto alle variazioni della produzione, mentre i costi variabili crescono o diminuiscono in modo proporzionale alla quantità prodotta. È essenziale ridurre al minimo i costi fissi, poiché, in questo modo, l’aumento del fatturato comporta un incremento proporzionale dei costi variabili, garantendo un margine in continua crescita grazie ai bassi costi fissi.
Spesso, all’interno dei costi fissi, si celano i cosiddetti “costi nascosti“, che non influenzano direttamente il fatturato. Questi costi possono assumere diverse forme. Ad esempio, la ricerca di un nuovo collaboratore può essere considerata un costo nascosto, poiché distoglie l’imprenditore dalla sua vera funzione di supervisionare l’andamento aziendale.
Un altro esempio di costo nascosto può essere annidato nei canoni di locazione. Talvolta, non è necessario optare per locali eccessivamente ampi, soprattutto per certi tipi di attività, poiché ciò potrebbe comportare costi di affitto e servizi elevati. Ottimizzare questo aspetto, optando per spazi più contenuti, consente di mantenere il fatturato costante, ma con minori costi di locazione e servizi, aumentando così il margine.
In conclusione, è fondamentale confrontare il fatturato con i costi per identificare i costi nascosti all’interno dell’azienda. Questi costi non contribuiscono positivamente al fatturato, e analizzarli attentamente richiede una comprensione precisa della voce di bilancio “ricavi da vendita di beni e da prestazione di servizi”.